C’era una volta il profitto…Poi arrivarono le leggi ambientali.
Se torniamo indietro con gli anni per fissare un momento in cui l’ambiente ha cominciato ad essere importante nella nostra società come tematica che impatta direttamente sull’economia, dobbiamo retrocedere al 1987.
È l’anno in cui il rapporto Brundtland introduce il tema dello sviluppo sostenibile:
“Lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto un processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali”
Rapporto Brundtland, Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, 1987
Cosa è accaduto in questi 35 anni?
Si è affermata, a livello globale ma soprattutto europeo, la sostenibilità nelle scelte imprenditoriali, politiche e di sviluppo globale.
Lo sviluppo economico deve essere sostenibile, ovvero durevole.
È sostenibile lo sviluppo che genera crescita economica assicurando risorse anche per le generazioni future.
È sostenibile quello sviluppo che presta attenzione allo sfruttamento delle risorse ambientali e al benessere sociale delle persone.
La sensibilizzazione e la divulgazione di tematiche e parole quali efficientamento energetico, energia rinnovabile, gas serra, certificati verdi, protocollo di Kyoto, turismo sostenibile, ma anche di normative quali Emas, Iso 14001 Responsabilità sociale di impresa, Aziende Benefit si sono introdotti nella nostra vita e sono diventati declinazioni comuni del tema Sostenibilità.
Un parco auto elettrico aziendale può diventare sinonimo di azienda attenta alla qualità dell’aria, e un impianto fotovoltaico sul tetto di un capannone diventa, oggi, non solo espressione di sensibilità ambientale ma anche sinonimo di lungimiranza imprenditoriale, visti i prezzi alle stelle dell’energia.
Possono servire corsi intensivi di cultura aziendale ambientale?
A giudicare dall’importanza che il tema della transizione ecologica ha raggiunto la risposta è sì, certamente.
La cultura ambientale si integra nella cultura aziendale come una competenza trasversale.
Soft environmental skill, le potremmo definire così.


Uscendo dalla nicchia, non si cercano più solo ingegneri specializzati in piani di efficientamento o che ricoprono in azienda la carica di HSE manager; oggi l’azienda ha bisogno di cultura ambientale per prevenire costi e trovare nuovi mercati di materie prime, di esperti di comunicazione sostenibile.
Non solo la sostenibilità, a suo modo, diventa parte del brand ma acquisisce anche un valore economico nella valutazione della qualità del business.
Essere sostenibili è un modo di approcciarsi alla vita e ai mercati.
Per stare al passo coi tempi è necessario informarsi e formarsi.
Fondimpresa e For.Te sono fondi interprofessionali che dedicano alle tematiche ambientali e alla sostenibilità un bando apposito.
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Sabrina Di Napoli
grafiche di Alice Breda
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