A dieci anni esatti dalla prima volta in cui l’espressione “Industria 4.0” è stata chiamata in causa, a che punto siamo in Italia con questo mercato?
Industria 4.0: il boost della pandemia
L’Industria 4.0, che come ben sappiamo prevede il ricorso a sistemi di automazione e intelligenza artificiale con lo scopo di ottimizzare le condizioni di lavoro, l’efficienza produttiva e la sostenibilità, è cresciuta in Italia a seguito dello scoppio della pandemia.
Con un mercato che oggi vale 4,1 miliardi di euro – circa 200 milioni in più rispetto all’anno pre Covid – ha visto una notevole accelerazione soprattutto a seguito delle restrizioni, che hanno messo le aziende di fronte alla necessità di implementare l’utilizzo di tecnologie 4.0 come il cloud.
Aumentato è anche il ricorso alla robotica – impiegata nei processi produttivi da un’azienda su cinque – e quello ai dispositivi IoT (Internet of Things), con un eccellente +31%. Il mercato appena citato, ha superato ormai i 2 miliardi di euro di valore.

Le criticità da risolvere e i progetti per il futuro
Nonostante i dati per il nostro Paese interessanti – in media, circa un’impresa su due adotta tecnologie 4.0, con una particolare attenzione dedicata alla raccolta dei dati da remoto – ci sono ancora diverse criticità da risolvere per arrivare a una diffusione capillare dell’Industria 4.0. Tra queste, rientra l’aspetto delle competenze.
Fondamentale è incrementare, nel mondo del lavoro e nel bacino di chi vi si affaccia, le skill 4.0. A detta di diversi esperti, un ruolo decisivo nei prossimi anni è da assegnare alla ricerca e alle università.
Ci si aspetta tanto al proposito dal PNRR, la cui cabina di regia ha già messo in primo piano da tempo la necessità di destinare sforzi anche notevoli su questo aspetto.
Non a caso, leggendo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, si può trovare, in corrispondenza del punto 2 della quarta missione, il focus sullo stanziamento di oltre 11 miliardi di euro nel percorso che porta “Dalla ricerca all’impresa”.
Beatrice Verga
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